Purgatorio

con Enrico Castellani e Daniele Balocchi, Maria Balzarelli, Chiara Bersani, Carlo Trolli, Paolo Terenziani
produzione Babilonia Teatri
un progetto di Babilonia Teatri e ZeroFavole
collaborazione artistica Stefano Masotti, Sara Brambati
con il sostegno della Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
con il contributo di Fondazione Alta Mane Italia (AMI) e Fondazione Manodori
produttore esecutivo La Piccionaia S.C.S.
organizzazione Alice Castellani
scene Babilonia Teatri
luci e audio Babilonia Teatri / Luca Scotton
costumi Franca Piccoli
foto Martina Manzini e Andrea Avezzù
residenza artistica La Corte Ospitale di Rubiera, La Biennale Teatro di Venezia, L’Arboreto Teatro Dimora di Mondaino
produzione 2016

Purgatorio è la consapevolezza che il teatro non può più essere concepito come macchina spettacolare, in un tempo in cui l’evoluzione tecnologica da una parte e la scarsità di risorse di cui il teatro gode dall’altra, lo rendono un luogo inadatto a costruire grandi apparati. Purgatorio rivendica al teatro il suo ruolo di iniettore dialettico, capace di aprire degli squarci sul presente, senza offrire risposte o soluzioni, ma mettendo in moto dei processi volti a creare uno sguardo critico su noi stessi. Purgatorio è un non luogo in cui ognuno è libero di essere e di manifestarsi occupandosi di sé e degli altri, ma senza preoccuparsi del mercato, dei numeri e della burocrazia. Senza dover rendere conto a nessuno della propria bravura e della propria produttività, impegnandosi soltanto per il gusto di fare bene una cosa, senza che il proprio fare sia oggetto di valutazione e motore d’ansia.
Purgatorio è un progetto annuale, avviato nel 2015, che si sviluppa in diversi incontri che coinvolgono i componenti della compagnia ZeroFavole. Compagnia ZeroFavole, in molteplici residenze creative nel corso dell’estate e dell’autunno 2016 e in uno spettacolo che vedrà il suo debutto a dicembre 2016 nella programmazione de I Teatri di Reggio Emilia.
Purgatorio è un progetto di teatro focalizzato sul processo. Dove al centro non sta esclusivamente lo spettacolo-prodotto, ma la rete di relazioni che il teatro è in grado di innescare. Dove l’incontro e la conoscenza reciproca vengono prima della tecnica. Dove al centro sta la possibilità di mettere in circolo all’interno del tessuto sociale dei germi in grado di stimolare il bisogno di incontrare le differenze. Dove sia il lavoro di chi sta inscena sia la fruizione dello spettatore trovano il loro senso nella possibilità stessa che il teatro offre di entrare in relazione. Il teatro per noi viene inteso come mezzo di integrazione sociale.
Vogliamo raccontare il mondo di persone con diverse abilità esaltando le loro competenze, ma soprattutto facendo esplodere il loro bisogno di esserci. Il loro bisogno di gridare con rabbia e con calma, con ironia e con gioia la loro fame di vita.
Purgatorio vuole dar voce alla loro necessità di raccontarsi e di trovare un posto nel mondo attraverso quel racconto.
Purgatorio risponde alla nostra necessità di conoscerli, di incontrarli, di guardarli e di vederli.
Risponde al nostro bisogno di abbattere la paura, l’indifferenza e il tabù del diverso, del non noto. Risponde alla volontà di andare oltre lo stigma che portano sui loro corpi e che generalmente finisce per definirli.
Purgatorio è l’ambizione di creare un ponte tra mondi che nella nostra società vivono separati l’uno dall’altro.
Vogliamo dare voce ad un teatro che si nutre dalla vita delle persone. Un teatro che non percorre la strada della finzione, ma porta sul palco l’autenticità di chi ha la libertà di agire sulla scena senza ricorrere a filtri.
Purgatorio è un progetto che attribuisce al teatro un valore terapeutico. Un progetto che fa del teatro un luogo di incontro e di scambio. Un luogo in cui persone con esperienze, mondi, abilità diverse possano incontrarsi e raccontarsi per andare alla scoperta di sé e per aprirsi al mondo.
Crediamo nel lavoro con le persone perché è un filone della nostra ricerca che ci appassiona. Un filone che ci offre delle possibilità espressive e comunicative che potenziano e si fondono con la nostra estetica e che nutrono la nostra etica.