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Sál

/ DIALOGO con Armunia e La Corte Ospitale

 

Come e perché è nata l’idea di Sál?

Sál (“Anima”in islandese) è il terzo capitolo di una trilogia di live media performance creata dallo studio fuse*. Il primo capitolo, Ljós (“Luce”, 2014) trae ispirazione dall’atto di “venire alla luce” usando la metafora del sogno e del risveglio. Dökk (“Buio”, 2017) racconta il viaggio di una vita dal momento della nascita alla morte attraverso un percorso composto da dieci stanze (capitoli), che rappresentano il mutamento della percezione della realtà nel corso della nostra esistenza cosciente. In Sál la ricerca si concentra sulle esperienze al limite della percezione, durante le quali la mente ordinaria sembra dissolversi in una dimensione radicalmente differente come accade durante il sonno, il sogno e la morte.
Sál è una performance artistica che si articola su tre piani paralleli. Il fulcro è Sál | Live, uno spettacolo teatrale che nasce dall’interazione tra reale e virtuale, costituendo un linguaggio unitario nel quale luce, spazio, suono e movimento si fondono per dare vita ad una esperienza transmediale totalizzante. Il secondo livello Sál | Rite è un’esperienza che avviene in sincrono allo spettacolo sul palcoscenico e si costituisce come una sessione di meditazione guidata, fruibile in un luogo remoto. Le due esperienze sono connesse attraverso uno scambio costante di dati analizzati in tempo reale, consentendo ad entrambe di modificarsi vicendevolmente. Il terzo livello Sál | Archive è un luogo astratto in cui i partecipanti possono condividere percezioni, emozioni e interagire da remoto attraverso una piattaforma dedicata, così da costituire un archivio di sensazioni, una mappatura collettiva del “sentire” individuale che resterà anche per chi seguirà l’esperienza in futuro.
Sál nasce dall’esigenza di esplorare lo spazio invisibile dell’anima, della percezione, del dissolvimento della mente ordinaria pur mantenendo il punto di vista di ciò che esiste. Connaturata con il progetto è una grande necessità introspettiva di ricerca e commistione con ricerche scientifiche e fisiche, con ideali paralleli che si vengono a generare per altre dimensioni del sensibile.

 

Come integrate la tecnologia nella produzione artistica?

La tecnologia è un linguaggio espressivo che consideriamo connaturato nella nostra produzione artistica. Ragioniamo sempre in modo olistico, considerando uno sviluppo sinergico importante quello che avviene tra la componente di concept artistico e ricerca tecnologica in senso più puro. In Sál | Rite ad esempio utilizziamo dei caschetti di rilevazione biometrica su due dei partecipanti alla sessione di meditazione, in modo che vengano raccolti in tempo reale alcuni parametri come il battito cardiaco, le onde cerebrali, la frequenza degli stati di rilassamento e quiete. Questi dati vengono poi processati in tempo reale da un software creato da noi, che visualizza la variazione dell’attività cerebrale durante la sessione, mostrando come l’apparente quiete fisica di chi sta praticando, sia in realtà connaturata ad un’attività mentale dinamica e creativa. In questo caso specifico utilizzare questa tecnologia ci ha permesso di rendere l’esperienza meditativa un punto di ingresso per portare nel dominio del sensibile qualcosa che, pur essendo parte di ognuno di noi, resterebbe per lo più inaccessibile.

Che relazione avete con il teatro?

Per noi l’incontro con il teatro è arrivato in modo spontaneo nel momento in cui abbiamo sentito il bisogno di aggiungere una componente fisica e corporea ai nostri progetti. La prima volta che abbiamo realizzato una live media performance tuttavia non è stato in un teatro ma in una galleria d’arte a New York che si chiama Invisible Dog Art Center, era il 2010. In quell’occasione stavamo presentando un progetto che non prevedeva inizialmente la presenza di un performer, ma è capitato casualmente che la sera della presentazione, un danzatore – Simon Courchel – che ci aveva visto lavorare all’installazione nei giorni precedenti, pochi minuti prima del live ci chiede se poteva fare una improvvisazione interagendo con la nostra opera. Così nasce la nostra prima live media performance N4, per caso, da una improvvisazione che è stata per noi una rivelazione perché per la prima volta abbiamo sentito la forza che poteva scaturire dall’unione di reale e virtuale. L’idea di realizzare opere dal vivo che potessero essere fruite da una collettività di persone insieme è sempre stato per noi il modo più bello di condividere il nostro lavoro con gli altri e di conseguenza il teatro è diventato il luogo dove poter unire tutto questo e da lì è nata la nostra relazione con questo spazio. Non veniamo dal teatro ma ci siamo arrivati strada facendo, in modo spontaneo e naturale e ora ci sembra una seconda casa.

A che punto della ricerca siete? Quando pensate che si concluderà il progetto?

Il progetto Sál è molto complesso sviluppandosi su 3 livelli paralleli che vogliamo rendere interdipendenti e coerenti tra loro nel racconto. Anche il tema che stiamo affrontando ci sta portando a fare un percorso personale e collettivo come gruppo molto particolare e intenso. In questo primo anno di lavoro abbiamo avuto modo di incontrare persone che ci stanno aiutando ad andare in profondità, una di queste è Roberto Ferrari con il quale abbiamo esplorato il tema dell’anima e della morte dal punto di vista della percezione e del sentire. La parte che attualmente è più acerba è lo spettacolo dal vivo sul quale ci concentreremo nel 2022, cercando di terminare il progetto a inizio 2023 per poi andare in tour nell’autunno del 2023. Sál per noi questo non è solo un progetto artistico ma un percorso di evoluzione che sta coinvolgendo tutto lo studio e le persone che ci stanno lavorando e se servirà più tempo per concludere il progetto, avremo la possibilità di prendercelo. 

Quale immaginate possa essere una fruizione futura dello spettacolo (solo teatrale o anche in spazi e ambiti diversi?)

Lo spettacolo finale si svilupperà su 3 livelli: il live sarà sul palco di un teatro o comunque in uno spazio dedicato alle performance, la sessione di meditazione (Sál | Rite) potrà essere fatta in qualsiasi luogo anche distante dal teatro nel quale avviene il live. La nostra idea infatti è quella di connettere potenzialmente due esperienze che avvengono in due luoghi sulla terra anche molto lontani. L’archivio (Sál | Archive)  invece è un non-luogo, una piattaforma sul web dove tutti possono accedere in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.

 

Il progetto delle Residenze Digitali nasce nel 2020 da un’idea del Centro di Residenza della Toscana (Armunia, CapoTrave/Kilowatt), che da allora ha esteso il partenariato a Cooperativa Anghiari Dance Hub, l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, ’Associazione Teatrale dei Comuni del Lazio ATCL per Spazio Rossellini,  il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, La Corte Ospitale),  la Fondazione Luzzati Teatro della Tosse di Genova, l’Associazione ZONA K di Milano.