Still Alive
drammaturgia e regia Caterina Marino
con Caterina Marino e Lorenzo Bruno
aiuto regia Marco Fasciana
foto di scena Manuela Giusto
con il sostegno di Florian Metateatro di Pescara
Segnalazione speciale premio scenario 2021
Finalista premio In-Box 2023
Non saprei dire quando è iniziato. Semplicemente, a un certo punto non sono più riuscita a immaginare il futuro. Dove ti vedi tra cinque anni? E tra dieci? Non mi vedo, non mi immagino. Completamente incapace di proiettarmi in un salotto, in una città, in un ruolo, meno che mai in un’idea. O in una prospettiva. Questa per me è la manifestazione concreta della depressione. L’impossibilità di pensarmi in un luogo o in uno spazio. Un’entità statica con una naturale predisposizione alla malinconia e radici ben salde nel tessuto capitalista del nostro secolo, incastrata nella generazione dei meme, del black humor, dell’ironia feroce che si fa salvifica. Still Alive riflette tutto ciò, esplorando le varie fasi che attraversa il corpo depresso, tra il rifiuto e l’accettazione di una condizione non personale ma umana. Una composizione che sa di “still life”, una natura morta che si lascia osservare, inerme nella sua impossibilità. Senza mai dimenticare, citando Van Gogh, che “There is no blue without yellow and orange”, e questo è il mio tentativo di far emergere la luce. Sondando l’abisso, per poi risalire. Finché siamo qui. Finché siamo, appunto, ancora vivi.
Still Alive nasce da un malessere personale per indagare un male di vivere generale. E’ una drammaturgia originale che nasce da flussi di coscienza e impedimenti quotidiani traslati successivamente nell’atto scenico. Importante nel processo creativo è poi l’incontro con il testo del filosofo e saggista Mark Fisher “Realismo capitalista” che analizza la depressione e gli stati d’ansia come un fenomeno da analizzare in chiave politica e sociale e non più solo personale. L’impossibilità nel sottostare a un sistema altamente performante e produttivo diventa quindi hummus sotterraneo di Still Alive, in cui l’attrice è alle prese con una paralizzante difficoltà del vivere. E proprio partendo concettualmente da questa diffusione sociale del problema, il lavoro si arricchisce di elementi che introducono il mondo esterno tramite video e interviste, ma anche di un contatto continuo con il pubblico, ovvero l’incontro con l’Altro che, a ben guardare, può ancora essere salvifico.