AVE MEDEA
Teatro dei Servi Disobbedienti/ Diade
Con il sostegno di: Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale”.Ateliersi – Artists in ResidenSì DAS – Dispositivo arti Sperimentali
Ave Medea è una preghiera generativa, collettiva e poetica.
Riva abbandonata Materiale per Medea Paesaggio con Argonauti di Heiner Müller non è soltanto un testo teatrale, in primo luogo è un testo poetico che trova la sua forza nella scelta, nel ritmo e nella sonorità delle parole. Ritmo e sonorità paragonabili alla musica. Vogliamo trattare le parole di Müller proprio come fossero delle cellule musicali e scavare in esse fino al raggiungimento del senso più profondo, quello che non risiede nel significato letterale ma se ne allontana anzi del tutto per lasciare spazio al suono, all’ascolto. È un approccio generativo che sfrutta le possibilità combinatorie, gli accenti, la ritmica interna del verso per comporre un tessuto sonoro, un meccanismo che si evolve in modo quasi indipendente dalla volontà dell’autore dando vita a un paesaggio sonoro composto di voci.
Cosa significa costruire un paesaggio? Cosa significa costruirlo con le parole, con la poesia? Cos’è un paesaggio?
Il paesaggio di Müller è un paesaggio di guerra, di carri armati su terre desolate, ricoperte di scarti del mondo capitalistico. È la Waste Land di T.S. Eliot trasposta nei nostri giorni, è lo squallore e l’alienazione della vita metropolitana moderna, il predominio del mercato, dei media, nuovi sterili miti contrapposti alla lingua universale di miti antichi come Medea. È l’oppressione e lo sfruttamento del terzo mondo, delle minoranze, della donna.
Le parole di Medea guidano il nostro sguardo, uno sguardo pornografico, da peep-show, quello con cui osserviamo assuefatti e imperturbabili le rovine del mondo che ci circonda. La desolazione interiore che Medea ci mostra si riflette in quella esterna. La drammaturgia a questo punto non può che dispiegarsi e condurci verso la periferia della narrazione e la costruzione di un grande paesaggio poetico il cui sfondo è Medea.
Ma chi è Medea? Sulla nostra scena Medea non è presente, se non nelle sue parole, è evocata, come in un rito magico, una preghiera. Gli attori qui non interpretano un personaggio, non sono Medea o Giasone, non sono nemmeno dei narratori, sono se stessi, sono voce e corpo dell’umanità.
Diade
La Diade è composta dalla regista e scenografa Federica Amatuccio e dal compositore e sound designer Andrea Gianessi. Conduce una continua ricerca nel reale, ne esplora i dispositivi e le inevitabili contraddizioni. La Diade nasce nel 2025 come evoluzione necessaria del tsd – teatro dei servi disobbedienti.
DIARIO DI VIAGGIO
Che cosa ha significato questo periodo di residenza per voi, per il lavoro nella fase in cui siete?
Risiedere, abitare, sostare.
Riflettere, condividere, studiare.
Immersi in questi giorni di ricerca, il tempo è trascorso ad un ritmo dilatato. Ogni momento ha avuto un valore prezioso. Abbiamo condiviso le nostre idee per farle fluire e renderle materiche. Abbiamo organizzato meticolosamente le ore. Dando valore a ogni minuto, costruendo un ritmo.
Mattina
dalle 9:00 alle 10:00, allenare il corpo, camminare, far respirare i muscoli.
dalle 10:00 alle 13:00 flusso di parole e visioni, costruzione della scena, messa in discussione di quello che avevamo già creato, proposte nuove.
Scartare, riscrivere, definire.
Dalle 13:00 alle 15:00 pausa. Cucinare, pranzare, riposare.
Pomeriggio
dalle 15:00 alle 18:00 ascolto musicale, insieme in una stanza, scrittura creativa. Prove, sperimentazioni sceniche, composizione musicale e coreografica. Costruzione delle sequenze, ripetizione.
La notte dopo cena visione di film.
Nonostante tutto abbiamo osservato con attenzione il paesaggio.
Orizzonte, punti di fuga, lontananza, vicinanza.
Tutto quello che potrei toccare
Tutto quello che non vorrei mai vedere
Celarmi dietro la trasparenza
affondare nel metallo
la luce sfiora la plastica e si perde nel
materiale solido
Non riesco a vedere tutto
riesco a percepire ogni cosa
Vorrei riuscire a contare
quanti alberi ci sono sulla terra?
tutti quelli che vuoi tu
La massa ha un peso specifico
io mi sommo
non sprofondo
la terra si riflette e io osservo il tempo scorrere incessantemente.
Ha cominciato a piovere.
Qual è per te il senso e il valore di uno spazio di residenza artistica.
La residenza artistica è una pratica di lentezza necessaria. È un rituale di condivisione, di ricerca e approfondimento. È prendersi cura delle proprie idee e del proprio tempo.
𝐿𝑒 𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖𝑡𝑎̀ 𝑑𝑒𝑙 𝐶𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑑𝑖 𝑅𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎 𝐸𝑚𝑖𝑙𝑖𝑎-𝑅𝑜𝑚𝑎𝑔𝑛𝑎 (𝐿’𝑎𝑟𝑏𝑜𝑟𝑒𝑡𝑜 – 𝑇𝑒𝑎𝑡𝑟𝑜 𝐷𝑖𝑚𝑜𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑀𝑜𝑛𝑑𝑎𝑖𝑛𝑜 | 𝐿𝑎 𝐶𝑜𝑟𝑡𝑒 𝑂𝑠𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑖 𝑅𝑢𝑏𝑖𝑒𝑟𝑎) 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑖𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑖𝑏𝑢𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑀𝑖𝐶 – 𝑀𝑖𝑛𝑖𝑠𝑡𝑒𝑟𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝐶𝑢𝑙𝑡𝑢𝑟𝑎, 𝑅𝑒𝑔𝑖𝑜𝑛𝑒 𝐸𝑚𝑖𝑙𝑖𝑎-𝑅𝑜𝑚𝑎𝑔𝑛𝑎, 𝐶𝑜𝑚𝑢𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑀𝑜𝑛𝑑𝑎𝑖𝑛𝑜, 𝐶𝑜𝑚𝑢𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑅𝑢𝑏𝑖𝑒𝑟𝑎