Suspended chorus
concept, regia, coreografia, danza Silvia Gribaudi
co-regia e video Matteo Maffesanti
assistente e consulenza coreografica Andrea Rampazzo
musiche Matteo Franceschini
disegno luci Luca Serafini
styling Ettore Lombardi
consulenza drammaturgica Annette Van Zwoll
consulenza artistica Camilla Guarino, Giuseppe Comuniello
consulenza tecnica Leonardo Benetollo
creative producer Mauro Danesi
Produzione Associazione Culturale Zebra (IT)
Coproduzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale (IT), La Corte Ospitale (IT), Rum för Dans (SE), Le Gymnase
CDCN – Roubaix (FR), What You See Festival (NL)
Con la collaborazione e il supporto di Operaestate Festival Veneto (IT)
Con il sostegno di MiC – Ministero Italiano della Cultura
Isadora Duncan disse che “il gesto nasce dal desiderio”.
Che desideri muovono i nostri corpi?
In quali forme li ingabbiamo?
In quali giudizi?
Come possiamo rivoluzionare il nostro sguardo sui corpi?
In SUSPENDED CHORUS, la coreografa e performer Silvia Gribaudi sale sul palco da sola, ma non è mai sola. Partendo da un desiderio di collettività e unione, l’opera propone un rinnovato dialogo con il pubblico. Il teatro, inteso come uno spazio di co-abitazione tra chi performa e chi assiste, diventa il luogo in cui gli spettatori e le spettatrici sono invitati a trasformarsi in un coro sospeso, fluttuante, plurale e necessario, diventando parte essenziale dell’opera stessa.
Influenzata dalle pioniere della danza come Pina Bausch, Isadora Duncan e Anna Pavlova, Gribaudi si confronta con i limiti del suo corpo ultracinquantenne, trovando
gioia e piacere nell’esplorazione delle sue potenzialità. SUSPENDED CHORUS de-costruisce i canoni moderni di bellezza e mette in luce la mortalità del corpo come entità
individuale, celebrando al contempo la forza e il potere del collettivo. Ne siamo tutti e tutte parte integrante.
Note di regia
“La ricerca che sta alla base del progetto SUSPENDED CHORUS nasce dalla necessità di ritrovarmi a vivere da sola il palco vuoto, per rimettere al centro la nuda
relazione tra performer e pubblico.
Vorrei poter approfondire il rapporto che scaturisce tra le comunità temporanee che si creano durante ogni atto performativo.
Questo si intreccia con l’urgenza di alcune domande a cui cerco risposta: in che modo una danza può influenzare il mondo circostante? Come, e da cosa, nasce la potenzialità e la capacità di influenzarsi a vicenda tra esseri umani? Quale relazione esiste tra danzare e generare piacere? Come un impulso da individuale può diventare collettivo e generare coralità?
Vorrei partire dallo studio delle esperienze di alcune delle pioniere della danza dei primi del 900 quali Anna Pavlova, Isadora Duncan e Truda Kaschmann. Ognuna di queste danzatrici, anche se di origini culturali e
periodi storici di!erenti, ha in comune l’aver sfidato le convenzioni e l’aver influenzato la società dell’epoca.
Hanno rivoluzionato, sovvertendo i codici e creando una nuova danza che ha scosso aprendo nuovi spazi di libertà. Oggi, quale rivoluzione è necessaria? La danza può creare uno spazio di esplorazione e trasformazione collettiva?
In SUSPENDED CHORUS voglio sperimentare un allenamento all’empatia tradotto in coreografia, dove il pubblico si possa fare partecipe della danza di chi è sul palco. Un pubblico che diventi un “coro” senza copioni nè spartiti, in relazione attiva e improvvisata con chi performa. Che possa abitare il dialogo sottile degli spazi “vuoti”, di silenzio, di incertezza e di sospensione.
Voglio creare una coreografia indefinita che arrivi a completarsi solo grazie all’interazione di chi è venuto in teatro quella sera. Una composizione che, intrecciando l’empatia alla comicità, metta in discussione convenzioni sociali e stereotipi attraverso un atto di rivoluzione. Perché in teatro possiamo allenarci ad essere un coro, metafora delle società che contribuiamo a costruire.”