CINZANO
Alessio Bergamo
dalla pièce omonima di Ljudmila Petruševskaja
Progetto di Alessio Bergamo
Produzione Teatro Solare – Fiesole (Fi)
Regia di Alessio Bergamo
In scena Domenico Cucinotta, Ludovico Fededegni, Erik Haglund
1973. Tre uomini di mezz’età, russi, si ritrovano in una casa (che non si capisce di chi sia) a bere. Cinzano, cioè una leccornìa occidentale della quale nel negozio vicino c’è un’abbondanza inaspettata. Parlando, mentre bevono, si dipana un quadro delle loro vite contrassegnato da un’attività frenetica, il cui unico punto fermo è l’equilibrismo tra le intricate esigenze quotidiane e familiari da una parte e bevute e relativi festini dall’altra.
I rapporti amichevoli e camerateschi tra i tre pian piano assumono tonalità assurde che sfumano senza apparente soluzione di continuità dall’amicizia, all’amore appassionato, al mors tua vita mea, all’indifferenza.
Saltano tutti i punti di equilibrio con il resto della vita e si vola come palloni aerostatici staccati dalle zavorre.
Nata nel 1938, Ljudmila Petruševskaja è una delle più importanti figure della drammaturgia russa e sovietica del XX secolo. Nel suo stile è rappresentare situazioni realistiche, in maniera tale che sembrino sempre lì lì per sconfinare nel surrealismo.
Cinzano è del ‘73, in pieno periodo brežneviano. Il rapporto con l’alcool tipico del costume russo, è arrivato in quel periodo ad essere estremamente ed eccessivamente intenso. Tanto è vero che una delle prime iniziative riformatrici di Gorbačev fu la impopolarissima “legge secca”, cioè una sorta di proibizionismo non dichiarato.
Esiste una traduzione dell’opera pubblicata su Rassegna Sovietica nel 1988, ma per questa messinscena la traduzione verrà fatta completamente ex novo.
L’Unione Sovietica, con la vita reale, concreta che ci si viveva, è stato un continente di cui noi non abbiamo mai saputo niente, sul quale abbiamo avuto solo idee stereotipe. Eppure era un mondo complesso, intricato, pieno di rapporti umani organizzati secondo logiche a noi assolutamente incomprensibili, abitato da tipi antropologici che ci erano estranei. Nella sua concretezza quella vita è rimasta lontana da noi tanto quanto quella dell’Inghilterra di Shakespeare… che però è stata più studiata da queste parti.
Questo produce uno effetto curioso quando si seguono le vicende di questi tre ubriaconi: si vede una realtà vicina, quasi contemporanea, parrebbe, ma al tempo stesso estranea, lontana. Sono uomini moderni e al tempo stesso altri. Si ha insomma un effetto di straniamento rispetto a quelle vicende che permette ancor più di entrare in contatto con quel tanto di assurdo, di paradossale, di surreale che c’è in loro.
Insomma si ha la possibilità di approcciarsi a questo materiale come si fa con un classico, cioè utilizzandone la distanza, ma al tempo stesso generando negli spettatori una sensazione di vicinanza straniata.
Vedendo questo testo come un classico, il tema dello spettacolo diventa quello dell’inseguimento della felicità personale, della gioia, del godimento. E sul rapporto tra questo inseguimento e un mondo costituito da persone che pure, per parte loro, si muovono animate da questo stesso obiettivo. Il risultato è una sorta di esplosione, di sganciamento dei personaggi dalla realtà. La distorsione provocata nel comportamento dei personaggi dall’alcol, in questo approccio, viene vista come uno degli elementi accessori di questo sganciamento. Insomma non è uno spettacolo sulla dipendenza dall’alcol. Questa fa parte dello spettacolo solo come elemento contingente di una metafora più ampia. Metafora che ovviamente riguarda anche noi, che viviamo nella capitalistica Italia nel 2024.
Il gruppo che si è riunito per lavorare su Cinzano è costituito da persone che collaborano già da diversi anni tra loro. Erik Haglund e Domenico Cucinotta hanno già lavorato insieme al regista Alessio Bergamo soprattutto su materiali gogoliani dal 2016 al 2024 e co-prodotti anche da Teatro Solare (centro di produzione finanziato dalla Regione Toscana), compagnia teatrale di cui Erik Haglund è esponente assieme a Ludovico Fededegni, (premio Ubu nel 2022 per migliore attore under 35). Alessio Bergamo e Domenico Cucinotta hanno cominciato a lavorare assieme nel 1991, nel progetto Ciascuno a suo modo, diretto da Vasil’ev e con i vari intervalli della vita, non hanno mai smesso.
Punto comune della compagnia è il desiderio di lavorare in base ad un determinato approccio metodologico, anch’esso di derivazione russa, ma ovviamente meticciato con la sensibilità e la cultura italiana.
Il processo di lavoro è cominciato con un primo incontro a luglio 2024, è proseguito con una residenza a Fiesole nel febbraio del 2025 e vedrà una tappa ulteriore alla Corte Ospitale con una residenza per il periodo dal 23 giugno al 6 luglio. Il debutto del progetto, ancora aperto a collaborazioni produttive, è previsto per la primavera-estate del 2026.