CINZANO
Progetto di Alessio Bergamo
1973. Tre uomini di mezz’età, russi, si ritrovano in una casa (che non si capisce di chi sia) a bere. Cinzano, cioè una leccornìa occidentale della quale nel negozio vicino c’è un’abbondanza inaspettata. Parlando, mentre bevono, si dipana un quadro delle loro vite contrassegnato da un’attività frenetica, il cui unico punto fermo è l’equilibrismo tra le intricate esigenze quotidiane e familiari da una parte e bevute e relativi festini dall’altra.
I rapporti amichevoli e camerateschi tra i tre pian piano assumono tonalità assurde che sfumano senza apparente soluzione di continuità dall’amicizia, all’amore appassionato, al mors tua vita mea, all’indifferenza.
Saltano tutti i punti di equilibrio con il resto della vita e si vola come palloni aerostatici staccati dalle zavorre.
Il gruppo
Il gruppo che si è riunito per lavorare su Cinzano è costituito da persone che collaborano già da diversi anni tra loro. Erik Haglund e Domenico Cucinotta hanno già lavorato insieme agli spettacoli gogoliani diretti dal 2016 a quest’anno da me e co-prodotti anche da Teatro Solare (centro di produzione finanziato dalla Regione Toscana), compagnia teatrale di cui Erik Haglund è esponente assieme a Ludovico Fededegni, (premio Ubu nel 2022 per migliore attore under 35). Io e Domenico Cucinotta abbiamo cominciato a lavorare assieme nel 1991, nel progetto Ciascuno a suo modo, diretto da Vasil’ev e con i vari intervalli della vita, non abbiamo mai smesso.
Punto comune tra noi è il desiderio di lavorare in base ad un determinato approccio metodologico, anch’esso di derivazione russa, ma ovviamente meticciato con la sensibilità e la cultura italiana.
DIARIO DI VIAGGIO
Che cosa ha significato questo periodo di residenza per voi, per il lavoro nella fase in cui siete?
Grazie allo spazio umano, intellettuale e teatrale, in breve grazie alla Corte Ospitale, abbiamo compiuto un primo grande passo nell’immaginazione, nella creazione dello spettacolo che andremo a fare, attraverso il metodo dell’analisi mediante l’azione del testo, ovvero attraverso la scomposizione del testo e l’improvvisazione scenica.
Un testo letterario (cioè una pièce), se è fatto bene, è un agglomerato di tracce di comportamento che nutrono la creazione scenica, entrando con l’attore o l’attrice in una correlazione viva, proponendogli percorsi, chiedendogli inventiva e, in definitiva, aiutando l’artista a produrre energia creativa e scoperte. Molte di queste tracce, peraltro, sono segrete, nascoste. E più ci si addentra, più paradossalmente ci si allontana da ciò che ci si poteva immaginare ad una prima lettura, trovando altro. Questo altro è se stessi, la propria creatività di gruppo.
Durante la nostra residenza ci siamo inerpicati e abbiamo esplorato molto. Adesso siamo davanti a diversi bivii e ancora più domande ma, paradossalmente, invece della confusione c’è la sicurezza che, vagando ancora un po’, finiremo per fare la cosa giusta per noi e per le persone che vivono nell’oggi, in questo paese, nonostante si sia partiti dal mondo remoto delll’URSS di 52 anni fa.
Qual è per te il senso e il valore di uno spazio di residenza artistica.
La Residenza è ricerca, pura. In particolare La Corte Ospitale è un ambiente che concilia la concentrazione delle forze creative, diversamente connessa con tutte le distrazioni del mondo reale. Qui lavorare con un gruppo di attori, assume inevitabilmente e con grandi conseguenze la forma del “ritiro”. Al tempo stesso lo spazio della Corte Ospitale permette di connettersi ad altre realtà artistiche, come la vostra e quella delle compagnie e degli artisti che hanno condiviso con noi questo spazio e questo tempo. L’incontro con il pubblico locale, durante una fase intermedia del processo creativo, poi, è stata un’occasione preziosa per noi per radicare la nostra ricerca nella sensibilità della comunità che gravita attorno a La Corte Ospitale e insieme per conoscerla. Speriamo di aver dato, seppur breve, il nostro contributo al legame che connette questa comunità a lo spazio.
Infine, nella condizione produttiva di compagnia indipendente (assenza di finanziamenti importanti e precarietà della rete distributiva), connettersi alla rete delle residenze, come La Corte Ospitale, è all’atto pratico l’unica chance di rendere sostenibile un processo produttivo.
𝐿𝑒 𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖𝑡𝑎̀ 𝑑𝑒𝑙 𝐶𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑑𝑖 𝑅𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎 𝐸𝑚𝑖𝑙𝑖𝑎-𝑅𝑜𝑚𝑎𝑔𝑛𝑎 (𝐿’𝑎𝑟𝑏𝑜𝑟𝑒𝑡𝑜 – 𝑇𝑒𝑎𝑡𝑟𝑜 𝐷𝑖𝑚𝑜𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑀𝑜𝑛𝑑𝑎𝑖𝑛𝑜 | 𝐿𝑎 𝐶𝑜𝑟𝑡𝑒 𝑂𝑠𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑖 𝑅𝑢𝑏𝑖𝑒𝑟𝑎) 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑖𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑖𝑏𝑢𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑀𝑖𝐶 – 𝑀𝑖𝑛𝑖𝑠𝑡𝑒𝑟𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝐶𝑢𝑙𝑡𝑢𝑟𝑎, 𝑅𝑒𝑔𝑖𝑜𝑛𝑒 𝐸𝑚𝑖𝑙𝑖𝑎-𝑅𝑜𝑚𝑎𝑔𝑛𝑎, 𝐶𝑜𝑚𝑢𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑀𝑜𝑛𝑑𝑎𝑖𝑛𝑜, 𝐶𝑜𝑚𝑢𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑅𝑢𝑏𝑖𝑒𝑟𝑎