Luciano
ideazione e regia Danio Manfredini
con Ivano Bruner, Cristian Conti, Vincenzo Del Prete, Darioush Forooghi, Danio Manfredini, Giuseppe Semeraro
aiuto regia Vincenzo del Prete
ideazione scene e maschere Danio Manfredini
realizzazione elementi di scena Rinaldo Rinaldi, Andrea Muriani, Francesca Paltrinieri
disegno luci Luigi Biondi
fonico Francesco Traverso
mixaggio colonna sonora Marco Maccari – Peak Studio Reggio Emilia
produzione La Corte Ospitale
coproduzione Associazione Gli Scarti, Armunia centro di residenze artistiche Castiglioncello – Festival Inequilibrio
Un ringraziamento a Cristina Pavarotti, Massimo Neri, Paola Ricci, Giacomo Giannangeli
‘Il folle, con la sua coscienza, va in stati sublimi, divini, metaforici, infernali.
L’artista, con la sua coscienza, va in stati sublimi, divini, metaforici, infernali.
Quello è il luogo di incontro, fra l’arte e la follia.’ Caterina Elia
Luciano è il delirio di un folle tra pensieri, stati d’animo, suoni, visioni, voci lontane e presenze che rompono il silenzio e la solitudine.
Dai corridoi della psichiatria, Luciano entra nel teatro della sua mente, intorno a lui si materializzano oggetti e presenze dell’immaginario.
La spinta del desiderio lo conduce all’evasione verso luoghi abitati da chi vive ai margini.
Un popolo di fantasmi torna a visitarlo in certe notti e nelle giornate senza speranza.
Con aneddoti e versi poetici illumina le sue visioni. Con uno sguardo intriso di saggezza, apre spiragli di pensiero fuori da un ordinario modo di vedere.
Come un visitatore che appartiene ad un altro pianeta, guarda, patisce, attraversa ciò che incontra, nel destino ineluttabile di veder passare le cose, le persone come fantasmi: apparizioni e sparizioni.
“Mi rendo conto di continuare ad esplorare sul tema della coscienza. Questa volta è il ritratto di un paziente psichiatrico che viene inquadrato: Luciano. Occasione di entrare in una coscienza caotica ma anche libera e associativa. La realtà del camminare nel corridoio psichiatrico si carica di pensieri, riflessioni, versi poetici, immagini metropolitane, occasione di incrocio con altri disadattati sociali, tossico dipendenti, omosessuali…paesaggi che si sono impressi e hanno fatto da contenitore agli stati d’animo, alla solitudine di un’identità indefinita. Il monologare di Luciano si muove in un libero caos mentale, fuori da ogni centro, trascorre il tempo nei luoghi evocati dall’immaginazione, le presenze che li abitano sono fantasmatiche, maschere umane. Strati di tempo e di spazio si imprimono su un presente vuoto, fatto di passi nel fiume inarrestabile dei pensieri che condizionano, deformano l’andamento quotidiano. Luciano vive i suoi giorni come una foglia, spinta qui e là dal vento della coscienza e crea una sua realtà.” Danio Manfredini
La visione dello spettacolo è consigliata ad un pubblico adulto