Essere Bugiardo
di Carlo Guasconi
regia Emiliano Masala
con Mariangela Granelli, Carlo Guasconi, Massimiliano Speziani
scene Giuseppe Stellato
disegno luci Omar Scala
elaborazioni sonore Zeno Gabaglio
assistenti alla regia Marta Cagliani, Enrico Ravano
produzione La Corte Ospitale, Proxima Res, Premio Riccione
Testo vincitore dell’11° Premio Riccione Pier Vittorio Tondelli
Testo selezionato Eurodram 2018
Il testo integrale di Essere Bugiardo è pubblicato su Hystrio 2/2017 aprile/giugno
“Il testo ha convinto la giuria che lo premia all’unanimità. Carlo Guasconi riesce ad affrontare il tema del lutto, con profondità e grazia. Presente e passato, vivi e morti si incontrano sul palco per affrontare e tentare di conciliare il peso delle assenze: come superare lutti insopportabili, come accettare la fine degli affetti più grandi? L’autore scolpisce, con sorprendente intensità e altrettanta maturità, tre personaggi: il padre, la madre, il figlio. Mai scontati, sempre umani, umanissimi, fertile terreno di prova per gli attori che in futuro li andranno ad interpretare”
Dal verbale della giuria dell’ 11° Premio Riccione Pier Vittorio Tondelli
SINOSSI
Essere Bugiardo è una storia basata sul non aver più niente, se non ricordi e poca forza nell’ affrontarli. Il Padre, protagonista dell’opera, sprofonda nella palude melmosa del dolore dato da mancanze famigliari, dal pentimento per parole non dette, da un passato che non svanisce e che lui non vuole assolutamente dimenticare. Seduto al tavolo della sua cucina, cercherà spiegazioni per ciò che è accaduto alla sua famiglia, dialogando con la moglie e con il figlio attraverso meccanismi da commedia del lutto, scavando nei loro trascorsi, confrontandosi con l’incapacità di avere un vero presente. I famigliari sono investiti dalle bugie di un uomo, diventato più figlio che padre, incapace di restare solo, che ricorre alla bugia per costruire una sua verità. I tre vivono in un tempo che li assorbe, le lancette dell’ orologio vanno avanti e indietro nel tempo in questa cucina ferma come il Padre, bloccato sulla sua sedia dalla quale rivede la sua esistenza. Saranno i famigliari che cercheranno di fargli trovare la forza di accettare il dolore del passato per far scattare le lancette dell’ orologio.
Carlo Guasconi
NOTE DI REGIA
Il luogo è una parete, un muro, un sipario di tapparelle, scheletro di quella che prima era una casa; lo spazio drammatico la mente, il cuore, la pancia di un uomo. Un padre aggrappato al ricordo di una vita che non è più.
Imprigionato in un limbo in cui i suoi interlocutori, un figlio e una moglie, lo esortano a scegliere, a scegliere di non mentire, di non mentire per poter andare avanti.
Un tavolo e tre sedie sono gli elementi fisici di un’azione drammatica all’apparenza immobile e stagnante. Il movimento, l’azione, sono affidati alla sensibilità ed emotività profonda e lacerata degli interpreti.
La regia si concentra sul rendere necessari e disturbanti i dialoghi, attorno al luogo-prigione che è la cucina della famiglia.
Il mio desiderio, in questo testo più che mai, è quello di pormi a servizio della parola.
Una parola in grado di radicarsi non solo nel corpo e nell’anima dei personaggi-attori, ma anche e soprattutto in quella del pubblico, testimone e osservatore di una verità che non fa sconti a nessuno.
Essere bugiardi per proteggersi dal dolore? Si, ma non può e non deve bastare. Soprattutto se la sofferenza è tale da essere riconosciuta, accettata e forse giustificata anche da chi prova a mettersi nei panni di questo padre.
Essere bugiardi come unico meccanismo per affrontare una realtà inaccettabile, non dunque, con lo scopo di raggiungere un fine specifico, ma solo perché mentire fa stare meglio rispetto a quanto racconta la verità.
Un padre, un figlio, una madre e una bugia che non basta più.
Emiliano Masala