Circeo il Massacro 

 

 

di Filippo Renda
con Michele Di Giacomo, Luca Mammoli, Irene Serini, Alice Spisa, 
scene e costumi Eleonora Rossi
regia Filippo Renda

 

La costruzione dello spettacolo ruota tutta intorno alla credibilità e al realismo. Il pubblico si ritrova di fronte a un palcoscenico adibito per un classico convegno: un grande tavolo, cinque sedute alle spalle del tavolo, un telo da proiezione, una lavagna bianca. Pochissimo altro, se non quello che è necessario ad analizzare il delitto: elementi grafici – la corda per legare caviglie e polsi delle torturate, i sacchi di plastica per imbustarle, la pala per seppellirle… – che formano una sorta di realistico Cluedo. Nel resto del palco vuoto i protagonisti si muovono nei loro abiti formali per far visualizzare meglio al pubblico tutte le fasi del crimine. Lo spazio scenico si trasforma in un set in cui i personaggi cominciano lentamente a immedesimarsi; le luci, prima fredde e diffuse, si trasformano lentissimamente e subliminalmente, evocando il dramma. Non c’è nulla di recitato, di artefatto: il pubblico si ritrova trascinato in una dinamica imbarazzante, acida. Anche il testo è costruito per valorizzare la verità dell’azione. I personaggi improvvisano sfruttando la propria conoscenza pedissequa dei fatti, si confrontano accendendo dibattiti credibili, basati su posizioni maturate in carriere impeccabili. L’immedesimazione accade per errore, lentamente, per inciampi, per piccole tensioni che rubano sempre più spazio. Ognuno dei personaggi parlerà con le proprie competenze tecniche: per questo, prima della stesura, verranno interpellati e intervistati esperti del settore, per conferire alla scrittura una verità concreta.

 

DIARIO DI VIAGGIO: IL RACCONTO DELLA RESIDENZA ATTRAVERSO LA VOCE E GLI OCCHI DELL’ARTISTA

Qual è per te il senso e il valore di uno spazio di residenza artistica?
“Quando si sceglie di fare un progetto di drammaturgia contemporanea e quindi chiaramente soprattutto su un argomento del genere si ha bisogno di calibrare i segni, i significati, i sensi, il livello di comunicazione […] la cosa che bisogna concedersi è il tempo, il lusso del tempo soprattutto in creazione cosa che adesso in teatro non c’è più. Siamo talmente abituati noi attori, noi registi, a dover incastrare produzioni, pubblicità, spot, lettura, che non ci prendiamo il lusso del tempo. Questo è stato un lusso.”