La città morta
da Gabriele D’Annunzio
adattamento e regia Leonardo Lidi
con Christian La Rosa, Mario Pirrello, Giuliana Vigogna
scene Nicolas Bovey
costumi Aurora Damanti
suono Dario Felli
produzione Teatro Stabile dell’Umbria, La Corte Ospitale
Fake D’Annunzio
Che cosa c’entrano Little Tony e Bobby Solo nella prima opera teatrale del Vate?
E perché un improbabile Gabriele D’Annunzio si aggira vestito da Dennis Zucco nella gradinata di una scena di Grease per attirare le attenzioni della sua Sandy?
La risposta, per fare i moderni, si potrebbe ritrovare nella parola dell’anno: Fake.
Il Fake è qualcuno che falsifica la propria identità mentendo sulla propria condizione, sulle proprie competenze professionali, qualcuno che assume un nome diverso dal proprio per ottenerne vantaggi.
È così che un D’Annunzio senza freni, ridicolo e violento, si approccia al Teatro. Riscrivendo la Tragedia, buttando sul palcoscenico le sue pulsioni personali e condendole di Antigone, Ifigenia e Cassandra, di Grecia e delitti fratricidi e, ovviamente, incesti e fiumane d’amore estivo. Summertime!
Il risultato “fa ridere”, la Città Morta è un testo che nessuno – neppure la Duse – è riuscito a prendere sul serio in prima battuta ed ha collezionato nel tempo pochi e sporadici fallimenti fino ad essere quasi dimenticato.
Ma è proprio da qui che il regista Leonardo Lidi è partito e, dopo aver reso Candy Pop l’intrappolato Zoo di Vetro, sfida il testo e la nomea teatrale dell’autore per permettere a sé stesso e allo spettatore un personalissimo viaggio tra inaspettato divertimento e pura poesia.