Siamo tutti in pericolo

 

 

ideazione e regia Claudia Caldarano
autori e performer Claudia Caldarano e Sandro Pivotti
performer Astrid Casali, Michelangelo Bellugi, Maria Novella Tattanelli
collaboratore drammaturgico Alessandro Brucioni
tutor CURA 2023 Antonio Tagliarini
performer Collaboratori Vittorio Continelli, Matteo Vitanza
produttore mo-wan
finalista Forever Young – Corte Ospitale
selezionato da progetto CURA 2023 / supportato da PARC Performing Arts
research Centre Fabbrica Europa (Firenze) e Residenza Arte Transitiva / officine “CAOS (Torino)”
finalista alla Biennale College Teatro Regia 2022 di Venezia

 

Sullo spettacolo
“SIAMO TUTTI IN PERICOLO” è una performance transdisciplinare in cui i performer, in uno spazio pubblico di relazione, cercano di comprendere e contrastare la propria immobilità

“SIAMO TUTTI IN PERICOLO” è anche il titolo dell’ultima intervista a Pasolini; poche ore dopo, morì. Nel titolo c’è la sensazione che provano i performer e, forse, anche gli spettatori: il pericolo non è tanto di morire quanto di vivere in uno stato di coma che spegne la vitalità, lo spirito critico e la voglia di lottare per chi siamo.

A partire da questa intervista, lo spettacolo ci propone una domanda: “Siamo tutti in pericolo?” Beh, probabilmente sì. Viviamo in un periodo di crisi e conflitti internazionali, distanziamento e ipersviluppo tecnologico, immersi in una società dei consumi, che ci porta solitudine e alienazione, facendoci smarrire noi stessi e il nostro istinto collettivo. Perché non troviamo la libertà di evitare che tutto vada a rotoli? Siamo tutti in pericolo di vivere in uno stato di apatia che spegne la nostra capacità di reagire e di opporci?

La ricerca si ispira alla forma-progetto pasoliniana, che nasce dal cortocircuito tra vita e opera, dall’intimità dei performer. Claudia e Sandro sono amici e sono gli attori di se stessi; forti della loro confidenza e del loro affetto, parlano con autoironia e fragilità del loro senso di inadeguatezza di fronte a un presente così complesso, di ciò che li rende immobili, delle loro paure, dei sensi di colpa, degli ingombri. Si espongono pubblicamente, si mettono in gioco direttamente tra loro e con il pubblico, con leggerezza, dichiarando le proprie debolezze e rigidità nel tentativo di individuarle, riderne e magari sentirsi più presenti a sé stessi e agli altri, in una dinamica di apertura e collettività sempre più ampia, perché pensano che l’arte non è avulsa dalla realtà e non è innocente. Si chiedono se sono “attori del presente” o semplicemente “attori del conformismo”. Serve loro un po’ di coraggio intellettuale per dire, fare, rifiutare, donare, per non essere solo l’eco del Potere. Sandro è un corpo inerte, schiacciato a terra, “disteso e sull’attenti”; non si muove ma, parlando, vorrebbe mettersi a nudo, mentre Claudia è in preda al “caos” ma vorrebbe ballarlo, insieme, pubblicamente.

Vogliamo creare un dispositivo scenico che consenta, a seconda del contesto, di inserire nella drammaturgia momenti di incursione di altri performer a cui siamo affettivamente legati, e di quelle “voci” del presente che sentiamo importanti ascoltare, e momenti di coinvolgimento del pubblico, estemporanei o costruiti attraverso una pratica condivisa prima della performance, adattando così lo spettacolo al territorio specifico a beneficio reciproco.

 

Diario di viaggio


Che cosa ha rappresentato per te/voi questo periodo di residenza?
Abbiamo potuto scoprire i primi elementi di come un dialogo intimo tra due amici può aprirsi e diventare collettivo. Io e Sandro parliamo delle nostre paure e di ciò che ci rende immobili, con fragilità e ironia, mettendoci in gioco direttamente. Con queste due residenze a Corte Ospitale abbiamo potuto concentrarci su ciò che ho a cuore da diverso tempo rispetto a questo progetto: cosa possiamo dire, io e lui, che non si chiuda in noi, ma che parta profondamente da noi? Quel piccolo buco nero in ognuno di noi può, anziché risucchiare ogni cosa, donare tutto, diventare bianco, luminoso ed espandersi, coinvolgendo. È qualcosa che può dare inizio a una riflessione pubblica? Hanno lavorato con noi Astrid Casali, Michelangelo Bellugi e Maria Novella Tattanelli, persone con cui abbiamo un legame. Hanno fatto delle incursioni dalla platea, rompendo i confini con la scena come un “dono”. Poi, vorrei provare con il pubblico e con quelle “voci” del presente che sentiamo importante ascoltare.

 

Che cosa vi aspettate da Forever Young 2024?
Speriamo di portare avanti la ricerca, incontrando altre voci che possano nutrire il processo, completare la performance, debuttare e esibirci ovunque: nei festival, nei teatri, ma anche negli spazi pubblici, nelle scuole, nelle università e in situazioni dove riteniamo importante esporre le fragilità, rigidità e paure della nostra storia personale per trovare il coraggio di una voce collettiva.

 

 

 

Forever Young è ideato e promosso da La Corte Ospitale di Rubiera, realizzato con il contributo della Regione Emilia-Romagna e del Ministero della Cultura.