KAMIKAZE
– spero vada meglio dell’ultima volta –
di e con Giulio Santolini
dramaturg Lorenza Guerrini
sound & light designer live Daniele Boccardi
produzione La Corte Ospitale
con il sostegno di MiC, Regione Emilia-Romagna
residenze artistiche Attodue
si ringrazia CollettivO CineticO, Simone Arganini, Stefano Tumicelli
“Auguro a questa tragedia un pubblico migliore, più rozzo, più immediatamente sincero, più vicino a godere e soffrire, un pubblico popolare”
Antonio Gramsci l’Avanti 14 novembre1920
Fin dalla sua nascita il teatro ha avuto bisogno di almeno due elementi per esistere: l’attore e lo spettatore. Se inizialmente il confine tra i due ruoli era sfumato, un mondo in cui i rituali collettivi sfociavano nelle rappresentazioni, in cui la città si riuniva e tutti contribuivano alla fruizione del mito, con il passare degli anni e dei secoli la distanza si è fatta sempre più netta.
Le abilità richieste per eseguire una partitura sono diventate sempre più complesse, è stata necessaria una separazione e il pubblico ha iniziato ad esigere qualcosa. Più la società si raffinava e più gli spettatori si abituavano a sedere e a ricevere più silenziosamente ciò che il performer aveva da offrire.
Se al tempo dei Duchi di Mantova un attore non gradito poteva rischiare la morte, se durante le prime recite di Moliere il pubblico poteva liberamente abbandonarsi a un piacevole amplesso per scacciare gli sbadigli o persino innescare una rivoluzione, oggi il teatro e gli spettatori si sono fatti più educati, rispettosi, forse meno pericolosi.
Cosa è cambiato? Qual è il rapporto che lega una performance alla sua platea? Cosa succederebbe oggi se il pubblico avesse l’opportunità di esprimere un giudizio nell’immediato, di condannare e punire un attore che non soddisfa il suo gusto?
In KAMIKAZE – spero vada meglio dell’ultima volta – il patto sarà sancito fin dall’inizio con un prologo che dilaterà lo spazio temporale tra lo spegnimento delle luci in platea e l’inizio della performance. Verrà fornito un manuale di istruzioni per decostruire le modalità di fruizione tipiche del pubblico composto e borghese. Sarà un invito a tornare al disordine e alle platee indisciplinate popolari del medioevo e delle piazze.
Seguiranno una serie di round in cui Giulio Santolini, insieme all’aiuto del tecnico in scena con lui, sfideranno il gusto, la morale e la noia creando brevi performance che verranno giudicate e valutate immediatamente dalla platea.
Gli spettatori saranno chiamati a seguire l’istinto e dare la loro sentenza.
Al termine di ogni performance ci sarà una votazione: se la maggioranza degli spettatori sarà soddisfatta, al performer verrà dato un premio, se sarà delusa, una punizione.
Sia le punizioni che i premi saranno estremi, in alcuni casi spietati, e avranno effetto sul corpo del performer, sulla scena e sul dispositivo. Finita l’esecuzione, si passerà a un nuovo round, una nuova creazione, una nuova sentenza, un nuovo premio/punizione e così via.
Come continuare a soddisfare le esigenze degli spettatori? Con un musical? Un monologo straziante? Un’assolo di tiptap? Un coro polifonico creato da una loop station?
L’imprevedibilità aprirà le porte per un’indagine sul rapporto tra attore e spettatori, sui processi fondamentali che regolano l’agire in scena.
Quanto è importante la costruzione di un’esperienza orientata al compiacimento del pubblico? Qual è il confine fra cultura e intrattenimento?
Il teatro è nella sua radice etimologica, il luogo in cui si vede; è uno spazio in cui il rapporto tra ciò che osservo e ciò che manca provoca uno scarto, un intervallo in cui sospendere l’incredulità e tornare a giocare con l’immaginario collettivo, per poter decostruire gli stereotipi e fare esperienza di ribaltamento e anarchia.
L’intento è quello di costruire un apparato ludico e violento in cui fallimento, dedizione, euforia, dubbi non siano celati ma celebrati, in cui il pubblico possa sentir vibrare insieme al performer la bellezza e l’oscenità del meccanismo creativo.
La pratica dell’arte può opporsi alle rappresentazioni manipolative e offrire un modello di libertà: un modello non governato da pretese di correttezza, nel quale l’espressione può tramutarsi in esplorazione collettiva.
KAMIKAZE – spero vada meglio dell’ultima volta – è uno spettacolo che vuole fare comunità abitando senza sovrastrutture una piccola Agorà dove poter dare valore all’esperienza dello sguardo.
Un dispositivo ludico e spietato.
Un manuale di istruzioni per praticare il disordine e innescare un ribaltamento di ruoli
Un gioco in cui gli spettatori saranno i giudici più spietati e il performer la vittima.
Una riflessione sul rapporto tra cultura e intrattenimento, tra compiacimento e prodotto artistico.
BIO
Giulio Santolini è un performer, coreografo e insegnante di performing arts. Dopo aver conseguito il diploma come attore all’Accademia dello Stabile del Veneto collabora come performer per varie compagnie nazionali e internazionali fra cui: CollettivO CineticO, Enzo Cosimi, Marcos Morau/La Veronal, Sharon Fridman e Sotterraneo, con cui ha vinto 2 premi Ubu per il miglior spettacolo dell’anno (2019/2022) e di cui cura le coreografie degli spettacoli. Ha debuttato nel 2024 con la sua opera prima dal titolo “LE BACCANTI – fare schifo con gloria”.