Kamikaze
Spero vada meglio dall’ultima volta
di e con Giulio Santolini
aound & light designer live Simone Arganini
dramaturg Lorenza Guerrini
produzione La Corte Ospitale
con il sostegno di MiC e Regione Emilia-Romagna
ospitato in residenza presso Laboratorio nove/Atto2
Il palco, invaso da un mare di oggetti e costumi di varia natura, al centro un performer e a lato esterno la regia, con un tecnico. Vengono date le istruzioni: il pubblico è invitato a scegliere due parole. A partire da questi due input il performer dovrà elaborare in 10 minuti una performance che andrà in scena immediatamente davanti al suddetto pubblico. Al termine della performance ci sarà una votazione: se la maggioranza degli spettatori sarà soddisfatta, al performer verrà dato un premio, se sarà delusa, una punizione. Sia le punizioni che i premi saranno estremi, in alcuni casi spietati, e avranno effetto sul corpo del performer, sulla scena e sul dispositivo. Finita l’esecuzione, si passa a un nuovo round, una nuova creazione in diretta, una nuova sentenza, un nuovo premio/punizione e così via. Cosa uscirà dalle prossime due parole? Un musical? Un monologo straziante? Un assolo di tip tap? Un coro polifonico creato da una loop station? L’imprevedibilità aprirà le porte per un’indagine sul rapporto tra attore e spettatori, sui i processi fondamentali che regolano l’agire in scena. Quanto è importante la costruzione di un’esperienza orientata al compiacimento di un pubblico? Qual è il confine fra cultura e intrattenimento? Come reagisce una platea se viene investita della stessa carica di un re davanti a un giullare da premiare o condannare a morte?
Ad intervallare i round di creazione ci saranno dei brevi intermezzi in cui la performance verrà catapultata in altre epoche, scoprendo affinità e differenze fra il performer contemporaneo e i suoi colleghi passati e futuri. Una ricerca storica che indaga i meccanismi di intrattenimento dall’antichità al medioevo, dalla piazza alle corti regali, fino ad arrivare al turbocapitalismo odierno, spingendoci oltre, ad immaginare future distopie della cultura e dell’intrattenimento.
L’intento è quello di costruire un dispositivo ludico e violento in cui fallimento, dedizione, euforia, dubbi non siano celati ma celebrati, in cui il pubblico possa fare esperienza insieme al performer della bellezza e dell’oscenità del meccanismo creativo.